Usario

Il matrimonio

LU SPOSALE’IZJ, LA S’TT’MANA V’RGUGNE’US, LA R’SCIUT FOR

IL CORTEO

Ia mattina del giorno fissato per il matrimonio i parenti dello sposo si riuniscono a casa dello sposo e dopo una prima colazione con rinfresco, vanno in corteo ( con in testa lo sposo e sua madre o una sorella) a casa della sposa ove sono già convenuti i parenti della sposa.

Dopo un secondo rinfresco offerto dai genitori della sposa, e dopo che la sposa fa la sua apparizione vestita di bianco, con tanto di applausi e primi baci, tutti gli invitati escono di casa e attendono l’uscita della sposa ( con lancio dei primi confetti e monetine e qualche lacrima da parte della mamma).

Il corteo è guidato dalla sposa portata da suo padre ( o da un fratello) seguito dallo sposo portato dalla mamma della sposa, e si dirige in chiesa tra due ali di gente del paese che applaude i passanti.

Giunti in chiesa, sul sagrato della chiesa, il padre dello sposo consegna la figlia allo sposo che, insieme, si dirigono all’altare.

Terminata la cerimonia, dopo le firme di rito con i testimoni, gli sposi escono dalla chiesa attesi dagli invitati che , usciti prima si sono sistemati nella piazzetta antistante la scalinata della Chiesa.

All’apparire degli sposi il lancio del riso , gli applausi e – in ordine sparso – i baci augurali di ciascuno degli invitati agli sposi.

Si ricompone il corteo, con in testa gli sposi, diretto a casa dello sposo. Durante il percorso i paesani non invitati escono di casa per applaudire gli sposi e alcuni tra amici e parenti lancia sul corteo confetti misti a monetine in segno di auguri di abbondanza alla nuova coppia.

I confetti e soprattutto le monetine non rimangono però per terra; sono preda di ragazzini che si sono apposta “ aggregati” al corteo e al lancio dei confetti fanno “ lu sciunn” alla conquista dei confetti e monetine.

Quando il corteo arriva nelle vicinanze della casa dello sposo la mamma dello sposo si sgancia dal corteo per attendere la sposa sull’uscio di casa.

Al suo arrivo, la neo-suocera si avvicina agli sposi e fa un segno di croce sulla fronte della sposa dicendo “bomm’nut a chesta cas”  

A questo punto sposi e parenti entrano a casa dello sposo ove normalmente avveniva il pranzo nuziale; se il pranzo era organizzato in altro luogo, il corteo si ricomponeva per raggiungere tale posto.

Segue il pranzo con canti fino a sera inoltrata

LA FESTA DI SERA E I PREPARATIVI PER LA NOTTE

Finito il pranzo di nozze, si liberavano i tavoli e si attrezzava la stanza per il ballo.

Venivano chiamati a partecipare ovviamente uno o più suonatori di organetto e amici e parenti non invitati al pranzo ai quali veniva offerto vino e dolci in abbondanza.

Il ballo andava avanti fino a tarda notte. Finita la festa tutto era pronto per la notte.

Non mancava quasi mai lo scherzo preparato dalle amiche della sposa incaricate di preparare il letto per la prima notte.

Lo scherzo consisteva nel piegare il lenzuolo di sotto in modo che lo sposo focoso dovesse soprassedere alle sue voglie dovendo prima risistemare il letto.

Erano frequenti i casi in cui la mamma dello sposo, con ovvio orgoglio, esponesse al balcone il lenzuolo della prima notte con il segno della “consumazione”, a mo’ di trofeo per conto del figlio.

LA S’TT’MANA V’RGUSGNE’US E LA R’SCIUT FOR

Consumato quello che c’era da consumare, cominciava per la sposa la s’tt’mana v’rgugnèus” ( settimana della vergogna) durante la quale la sposa non poteva uscire di casa, limitandosi a vedere solo i parenti che venivano a trovarla.

Lo sposo invece era autorizzato a uscire di casa.

Terminata la settimana della vergogna, era prevista la “r’sciut for”. Gli sposi, accompagnati dai rispettivi genitori,  “arr’scìv’n for” (riuscivano fuori) andando insieme alla messa in Chiesa e tornando quindi alla vita normale ( di nuova coppia).