Usario

La formazione

LA SCOL E L’ART

In paese c’era la sola scuola elementare (obbligatoria).

Nonostante l’obbligo, la frequenza non era molto assidua (era quasi un privilegio): per i bambini e le loro famiglie era spesso più importante aiutare i genitori in campagna  (prevalentemente al pascolo).

E così erano frequenti le bocciature (anche ripetute) con l’abbandono scolastico e la licenza elementare che era una meta tutt’altro che scontata.

Superata l’età dell’obbligo scolastico (con o senza il conseguimento della licenza elementare), i bambini più fortunati (poche unità su una media di una trentina di coetanei) prendevano la via degli studi con l’esame di ammissione alla scuola media da fare a Vasto (per i più era la prima occasione di uscita dal paese) e la successiva entrata in Seminario o Convento per gli studi successivi.

Per i più sfortunati si apriva la strada del lavoro in campagna

Per la maggior parte si apriva invece la strada dell’artigianato, molto diffusa nel paese: fabbri, falegnami, calzolai, sarti, e soprattutto muratori.

In ciascuno di tali mestieri c’erano più artigiani e ciascuno di essi aveva numerosi apprendisti.

I ragazzi apprendisti erano chiamati “d’scèip’l” (discepoli) e a loro volta chiamavano “somastr” (signor maestro) il loro datore di lavoro.

I discepoli non erano pagati; semmai le loro famiglie, in segno di riconoscenza nei confronti dei “somastr” portavano loro qualche regalo a Natale Pasqua e altri eventi particolari.

La gavetta degli apprendisti cominciava con i lavoretti da poco accudendo anche alle faccende domestiche della famiglia del “somastr” (tipo garzone o ragazzo di fatica).

Però il tutto portava alla possibilità di scalare il primo gradino della scala sociale arrivando, dopo tre-quattro anni, ad essere titolare di un mestiere, detta in torrese “ART”.